RESISTENZA AL PILLING
Tra i difetti più frequenti e sempre più spesso oggetto di contestazione da parte della distribuzione, dei gruppi di acquisto e del consumatore finale, c’è il PILLING.
Per pilling si intende la comparsa di peluria e piccole palline (pills) di fibra che si formano con l’uso e la manutenzione del capo, conferendogli un aspetto invecchiato che, normalmente, viene rifiutato dal cliente.
Oggi, il consumatore esige dai capi di abbigliamento alcune prestazioni minime a cui non è più disposto a rinunciare: in primis, la resistenza al pilling. Si tratta di un requisito di qualità che, paradossalmente, sembra trovare i suoi principali “nemici” tra le moderne tecnologie: l’avvento di fibre sempre più fini (es. le microfibre), l’utilizzo sempre più diffuso di nuove tecnologie (garzatura, smerigliatura, ecc.), la tendenze della moda verso capi morbidi e leggeri. Per questo diventa quanto mai opportuno sensibilizzare, informare e coinvolgere tutti gli attori della filiera tessile, sull’importanza di concepire e produrre tessuti di qualità: dai produttori di materie prime, ai filatori; dagli stilisti, agli addetti alla manutenzione (pulitintolavanderie).
La resistenza al pilling è sinonimo di qualità e andrà rappresentando sempre di più un fattore di forza commerciale .
I pills sono gruppi di fibre che, in seguito a pressione, sfregamento e agitazione meccanica in generale - provocati dal lavaggio e dall’indosso - migrano dalle maglie interne sino alla superficie del capo; qui tendono ad allungarsi e ad aggrovigliarsi formando delle palline (pills), ancorate al substrato della maglia. Se quest’ultimo è costituito da fibre fragili, il pill si spezza e cade, altrimenti rimane legato alla maglia, aumentando di dimensioni.
Le foto che seguono illustrano le fasi del pilling catturate dal microscopio:
- foto 1: le fibre fuoriescono dal tessuto
- foto 2 : le fibre si aggrovigliano
- foto 3 : la parte terminale delle fibre tende ad arrotolarsi a formare una piccola palla (pill)
- foto 4 : il pill si è ormai formato, ma il substrato tessile a cui è ancorato è fragile: le fibre che lo legano al tessuto stanno per rompersi e il pill si staccherà, cadendo.
- foto 5 e 6 : il pill non si stacca dal tessuto (substrato tessile tenace) e si ingrossa sempre di più.
Come si misura il pilling
Indipendentemente dal metodo utilizzato la resistenza al pilling si esprime con un numero che va da 1 (pessimo) a 5 (ottimo) attraverso una scala di riferimento universale.
Indice | Descrizione |
5 | Nessun cambiamento |
4 | Leggera pelosità superficiale e/o formazione di palline |
3 | Moderata pelosità superficiale e/o moderato pilling. Palline di dimensioni e densità variabili che ricoprono parzialmente la superficie della provetta |
2 | Distinta pelosità superficiale e/o distinto pilling. Palline di dimensioni e densità variabili che ricoprono un’ampia parte della superficie della provetta. |
1 | Intensa pelosità superficiale e/o intenso pilling. Palline di dimensioni e densità variabili che ricoprono l’intera della superficie della provetta. |
Gli strumenti di laboratorio utilizzati per valutare la suscettibilità al pilling sono numerosi, anche se la scala di riferimento è la stessa. I più utilizzati sono i seguenti:
Nelle foto seguenti sono rappresentati alcuni provini testati dopo ogni singola utilizzando i vari apparecchi:
VARIABILI QUALITATIVE
Le variabili che influenzano il pilling sono numerose :
- tipo di fibra
- finezza della fibra
- lunghezza della fibra
- tipo di materiale
- tenacità della fibra
- torsione del filato
- crettatura della fibra
- pelosità
- procedimenti e macchinari di tintura e finissaggio.
- finissaggi (cimatura, bruciapelo, trattamento enzimatico,trattamenti a base di resina)
RESISTENZA ALLO SNAGGING
Per snagging si intende la resistenza di un tessuto, realizzato con fili continui o in mista filo e filato alle sollecitazioni di sfregamento durante l’indosso che danno luogo ad una modifica dell’aspetto del tessuto per :
- formazione di gruppi di fibre o di fili che fuoriescono dal tessuto
- distorsione dell’intreccio
- formazione di fili tirati
I tessuti a maglia e a navetta possono essere realizzati impiegando sia i filati che i fili continui. Il filato è un insieme di fibre discontinue di lunghezza limitata da qualche mm (ad esempio il cotone) a 10-15 cm (ad esempio il mohair e le fibre sintetiche a taglio laniero), legate assieme dalla torsione, mentre il filo è un insieme di filamenti di lunghezza illimitata di diverse centinaia di metri senza soluzione di continuità.
Le proprietà estetiche (mano, drappeggio, ecc.) e le proprietà funzionali di un capo (resistenza all'usura, allo sfregamento, al pilling, elasticità, ecc.) dipendono, a parità di altre condizioni (composizione, titolo, peso, ecc.), dall'impiego, nella costruzione del capo, di filo o di filato.
Nella tabella seguente sono riportate le differenze nelle prestazioni formali e funzionali di due capi identici in tutto (materiale, titolo, peso, ecc.) realizzati distintamente con filo e filato.
CARATTERISTICHE |
TESSUTO OTTENUTO DA
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FILO
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FILATO
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MANO
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PIÙ SOSTENUTA
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PIÙ CASCANTE
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PIÙ RIGIDA
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PIÙ MORBIDA
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PIÙ FRESCA
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PIÙ CALDA
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ASPETTO
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MENO COPRENTE
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PIÙ COPRENTE
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PILLING
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ASSENTE
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PRESENTE
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SNAGGING
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PRESENTE
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ASSENTE
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USURA
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MAGGIORE
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MINORE
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STABILITÀ DIMENSIONALE
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MIGLIORE
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PEGGIORE
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ELASTICITÀ
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MAGGIORE
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MINORE
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Tra le variabili più evidenti che caratterizzano il diverso comportamento dei tessuti da filo rispetto ai tessuti da filato, spiccano l'assenza di pilling per i capi realizzati con filo rispetto ai capi realizzati con filato ; la cosa è del tutto comprensibile se si pensa alla dinamica di formazione del pilling.
"i pills non sono altro che gruppi di fibre formatesi in seguito a pressioni e sfregamenti avvenuti sulla superficie del capo; con l’agitazione meccanica provocata dal lavaggio e dall’indosso una parte di fibre migra sulla superficie del tessuto, successivamente tali fibre tendono ad allungarsi e ad aggrovigliarsi fino a formare delle palline che via-via si ingrossano e rimangono legate al fondo della maglia da alcune fibre".
Nei tessuti da filo continuo, le sollecitazioni di sfregamento contro superfici piane o di tessuto contro tessuto o contro superfici non perfettamente lisce, non possono provocare la fuoriuscita di fibre dal substrato tessile e quindi la formazione di peluria o pilling, ma possono provocare:
Il termine snagging indica appunto uno strappo, un graffio, una azione di tiro.
Questi difetti che si possono originare sui tessuti da filo e difficilmente sui tessuti da filato durante il normale indosso prendono il nome di snagging e la resistenza del tessuto all' originarsi degli stessi prende il nome di resistenza allo snagging.
Lo snagging è un fenomeno diverso dal pilling anche se provocato da azioni di sfregamento.
Se nel passato l'utilizzo dei tessuti da filo era destinato solo all'abbigliamento tecnico sportivo (si pensi alle maglie dei calciatori realizzate con filo di poliestere), oggi i fili continui da fibre sintetiche (nylon, poliestere) o artificiali (acetato, viscosa) sono utilizzati sia nell'abbigliamento sportivo (tute da jogging, completi da sci, magliette, ecc.) sia nell'abbigliamento tradizionale (giacche, pantaloni, gonne, ecc.).
Spesso si utilizzano tessuti costituiti da fili e filati, ad esempio un tessuto ortogonale realizzato con ordito in filo e trama in filato, un tessuto a maglia realizzato con filato e filo elasticizzato in elastan. In tal caso la resistenza allo snagging è indipendente dalla resistenza al pilling: un tessuto può avere una ottima resistenza al pilling ed una pessima resistenza allo snagging.
Per tali capi, fra i difetti più frequenti, oggetto di contestazione sia da parte della distribuzione, sia da parte dei gruppi di acquisto, sia da parte degli utilizzatori stessi, ha assunto un ruolo di primaria importanza lo snagging.
Il consumatore richiede, a tali capi, delle prestazioni minime a cui non è più disposto a rinunciare: tra di esse primaria è la resistenza allo snagging. Se accanto a tal esigenza, ormai propria del consumatore, consideriamo l’avvento di nuovi filamenti di finezza sempre più ridotta (basti pensare alle microfibre), a una tendenza moda che vuole i capi morbidi e leggeri con strutture aperte (tutti elementi che intervengono in senso negativo sulla resistenza al lo snagging) è quanto mai opportuno:
- dare la giusta importanza a tale grandezza.
- sensibilizzare i produttori di tessuto da filo, gli stilisti, ecc. sull’importanza di tale grandezza.
- affrontare e risolvere concretamente il problema della resistenza allo snagging investendo tutti gli attori della filiera tessile.
Nei tessuti da filo la resistenza allo snagging è ormai diventata sinonimo di qualità e diventerà sempre più nel tempi elemento di forza commerciale di vendita.
In Italia finora tale grandezza è sconosciuta, anche se le conseguenze di una insufficiente resistenza allo snagging sono note e spesso causa di forte difettosità con conseguenti danni economici.
La resistenza allo snagging si esprime con un numero che va da 1 pessimo a 5 ottimo utilizzando una scala di riferimento universale.
La scala fotografica di riferimento indicata in figura riporta nove campioni di tessuto con vari effetti di snagging, contrassegnati con valori di giudizio che variano da 1 (campione fortemente degradato) a 5 (campione non degradato) con valori intermedi 1/2 - 2/3 - 3/4 - 4/5. Si assegna al campione esaminato, dopo la prova di laboratorio che simula le sollecitazioni di sfregamento, un giudizio numerico da 1 (pessimo) a 5 (ottimo), in base alla scala fotografica di riferimento. Quando l'apparenza di un campione cade tra quella di due standard di valutazione numerica intera si assegna il mezzo valore.
Lo strumento di laboratorio utilizzato per valutare il comportamento allo snagging è rappresentato in figura e viene chiamato Mace Tester.